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martedì 2 aprile 2013

Da "Parole e cose" a "il Giovannino"

Quando ho aperto questo blog, ormai quasi tre anni fa, l'ho fatto un po' per gioco, un po' per spirito di emulazione verso altri amici che nel mondo dei "web log" c'erano da parecchio tempo. Nel frattempo avevo scritto due brevi racconti e iniziavo la mia collaborazione con La Sicilia. Volendo far conoscere le cose che scrivevo al maggior numero possibile di persone ed essendomi accorto che la rete è un eccellente veicolo di comunicazione, pur non avendo chiare tutte le implicazioni che questo avrebbe comportato alla fine ho fatto come Giulio Cesare sul Rubicone: l'ho attraversato. Dovendo dare un nome di "battesimo" alla nuova creatura virtuale  ho ripreso il titolo di un libro che non brillava certo per originalità ma che per me era, ed è, molto significativo: "Parole e cose" del prof. Gianni A. Papini che insegna (insegnava?) storia della lingua italiana all'Università Cattolica di Milano. In un passaggio molto bello scriveva che "le parole vivono in relazione a ciò che indicano". Le parole non sono dunque un mero flatus vocis, ma hanno quasi carne e sangue e, come ebbe a dire una volta mons. Luigi Giussani, "le parole sono suoni per coloro che non si impegnano, sono il nome di esperienze per chi le vive". In questi anni ho cercato di raccontare e condividere le esperienze nate dall'incontro con alcune persone e con alcuni libri (un luogo privilegiato di incontro secondo me). Oggi il blog cambia nome e veste grafica: il layout è più semplice ed asciutto, un menù a scomparsa sulla destra mostra le informazioni personali dell'autore del blog, i "follower" e l'archivio. Le foto a corredo del testo sono più grandi e visibili, perché anche un'immagine veicola un messaggio, a volte forse più di tante parole. Il nuovo nome che ho scelto è "il Giovannino" in onore di Giovannino Guareschi, giornalista, scrittore e uomo straordinario e, ovviamente, uno dei miei autori preferiti. Ma il legame tra il vecchio nome del blog e il nuovo c'è anche se a prima vista non si vede: in Guareschi  non c'è una parola che non sia il frutto di un'esperienza. Ad maiora!


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