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mercoledì 8 ottobre 2014

"Piazza dei Mestieri" per mettere a frutto il talento dei giovani

[foto archivio piazza dei mestieri]
Una giornata alla “Piazza dei Mestieri” di Torino con Salvo, Giovanni, Ivan, Danilo, Ilenia, Noemi, Lucia, Alfina, Samuel, Martina, Siria e Francesco, giovanissimi catanesi che, come molti loro coetanei, iniziano ad affacciarsi alla vita adulta portando dentro di sé un grande desiderio di realizzazione. Non frequentano una scuola, pur essendo molti ancora in obbligo scolastico, perché i percorsi formativi “tradizionali” non coincidono con le loro naturali inclinazioni oppure perché un fallimento scolastico ha ingenerato un rifiuto verso qualsiasi tipo di scuola. A guardarli bene però questi ragazzi non sembrano affatto depressi o rassegnati anzi mostrano quasi una baldanza ingenua quando ti raccontano quello che desiderano fare “da grandi”. E la strada che percorreranno da grandi in un certo senso è un sentiero già tracciato perché ciascuno di loro si sta preparando chi a diventare termoidraulico, chi chef, chi acconciatore, chi estetista, chi barman. La formazione professionale rimane dunque l'unica valida alternativa ai percorsi scolastici tradizionali capace di arginare il fenomeno drammatico della dispersione scolastica che spesso, come un effetto domino, genera esiti nefasti primariamente nei giovani e poi nella società civile. La Fondazione Piazza dei Mestieri è nata dieci anni fa a Torino proprio per rispondere a questa sfida che è in primo luogo educativa. Racconta Dario Odifreddi, Presidente della Fondazione, che uno dei motivi per i quali è nata la “Piazza” è stato proprio quello di accorgersi con dolore che «tanti giovani si perdevano per strada senza poter mettere a frutto i loro talenti. Abbiamo pensato così di costruire un luogo capace di accoglierli e di accompagnarli nel loro percorso educativo e nel loro inserimento nel mondo del lavoro». Un modello di inclusione sociale rivolto ai minori questo della “Piazza”, che attraverso il sistema duale scuola-lavoro, ha introdotto nel mondo delle professioni migliaia di ragazzi. Un modello che si è rivelato “esportabile” tanto è vero che da qualche anno, in partnership con “Archè”, Ente di Formazione accreditato presso la regione siciliana, la “Piazza” è sbarcata a Catania. E proprio in occasione della settimana di festeggiamenti per il decennale i dodici giovani catanesi, in rappresentanza di tutti i loro compagni dei vari corsi, si sono ritrovati a Torino nella sede storica della “Piazza dei Mestieri”. Ed è proprio in quel luogo che li abbiamo incontrati, nella piazza della “Piazza”, la grande corte interna nella quale ogni giorno sciamano centinaia di ragazzi che si avviano verso le proprie aule o verso i laboratori dove imparano il mestiere con il quale si guadagneranno da vivere. Chiediamo loro che cosa li ha colpiti maggiormente della “Piazza” di Torino e la risposta quasi unanime è che «qui è più grande e ci sono molte più cose». Ma subito uno dei ragazzi ci tiene a precisare che «anche se a Catania la “Piazza” è più piccola impariamo tanto e siamo ogni giorno aiutati a capire cos'è il lavoro, come dobbiamo comportarci nel luogo di lavoro e come rapportarci con le altre persone». È l'impronta di un modello vincente che si è fatto strada in questi anni e che prima ancora di insegnare una tecnica punta tutto sull'umanità di ogni ragazzo sfidandola e cercando di far emergere il meglio di ciascuno. Questa dinamica diciamo così “affettiva” si riverbera poi nel modo di cucinare un piatto, di fare un caffè, di aggiustare un motore o di fare un'acconciatura; perfino pulire dopo aver utilizzato la propria postazione di lavoro diventa un'occasione di crescita personale. C'è però un altro aspetto che colpisce i giovani catanesi, un aspetto che, dicono, vorrebbero vedere presto realizzato anche a Catania. La “Piazza dei Mestieri” a Torino non è solo un luogo in cui si impara un mestiere, ma è anche allo stesso tempo il luogo in cui questo mestiere può essere messo subito a frutto. E così i ragazzi del corso per chef ad esempio cucinano per i loro compagni che all'ora di pranzo vanno a mangiare in mensa; oppure i ragazzi del servizio bar lavorano al birrificio o al ristorante “La Piazza”, aperto al pubblico sette giorni su sette. Per non parlare poi del laboratorio nel quale i ragazzi lavorano la cioccolata che viene venduta lì direttamente. È l'idea dei prodotti a “chilometro zero” oggi così tanto in voga e che ha reso negli anni la Piazza dei Mestieri un vero e proprio punto di riferimento per tutta la città di Torino e i suoi abitanti. Ecco spiegato quell'85% di giovani che, dopo aver ottenuto la qualifica professionale al termine del ciclo di studi alla “Piazza dei Mestieri” si inseriscono immediatamente nel mondo del lavoro. Ma a Catania, dove il numero delle imprese legate al territorio è minore rispetto a Torino, dove le politiche regionali relative alla formazione professionale sono un disastro  tutto questo sarà possibile? «Le possibilità che questo accada anche a Catania ci sono – dice ancora il Presidente Odifreddi – perché anche lì ci sono una serie di rapporti che in questi anni sono nati, che si sono sviluppati con le imprese e anche con agenzie territoriali legate al mondo del turismo. Quello di cui ci sarebbe veramente bisogno prima di ogni altra cosa però è la stabilizzazione del quadro, cioè avere la certezza che in un periodo ragionevole ci sia la possibilità che il percorso formativo abbia una sua continuità. Se un padre e una madre hanno un figlio adolescente che vuol intraprendere la formazione professionale faranno molta fatica a sostenere un percorso che non si sa se avrà un termine: sarebbe come iscrivere un figlio a scuola con l'incognita però che l'anno prossimo potrebbe non attivarsi la classe successiva. Questa è la cosa più urgente da fare; dopo ci sono le procedure, gli aspetti burocratici, i pagamenti, ma la cosa più importante in questo momento è consolidare il quadro». Una speranza che anima anche i dodici giovani catanesi che prima di salutarci ci dicono: «Speriamo che la “Piazza” di Catania diventi come quella di Torino».

Pubblicato su La Sicilia lunedì 6 Ottobre 2014