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lunedì 26 maggio 2014

Dante si lasciava "sconvolgere", l'opposto della nostra apatia

Cécile Le Lay è una giovane docente di lingua, letteratura e cultura italiana all’Università di Lione appassionatissima in particolare del nostro Dante Alighieri. La scelta fatta alle scuole medie di studiare l’italiano e l’incontro, molti anni dopo qui in Italia, con alcune grandi personalità che le hanno fatto intravedere come la letteratura potesse coinvolgere tutta la vita, ne hanno segnato in modo indelebile la vocazione umana e professionale. Il suo lavoro oggi è tentare di trasmettere a generazioni di giovani studenti in Francia la stessa passione che ha coinvolto lei per prima tanti anni fa. L’abbiamo incontrata a Catania dove è venuta per partecipare ad un seminario svoltosi presso il nostro Ateneo e per incontrare alcuni studenti del Liceo Spedalieri.

Professoressa, un uomo, un poeta italiano vissuto oltre settecento anni fa ha ancora qualcosa da dire a noi moderni?
«Io credo proprio di sì. Dante è uno che si lascia “sconvolgere”, non rimane indifferente alla realtà che lo circonda. Noi invece siamo diventati apatici, un po’ cinici, spesso in balia di qualcosa che non sappiamo nemmeno definire. Lui invece porta con sé e riesce a comunicare una ricchezza di esperienza che nessuno dei suoi contemporanei possiede, senza censurare nulla, senza dimenticare le oscurità, senza mettere da parte nemmeno un aspetto del reale. Nella Divina Commedia tante domande, tante difficoltà, tanti drammi sono messi davanti agli occhi del lettore e affrontati dal protagonista con la certezza che è possibile percorrere una strada e che questa strada porta verso una meta sicura. Direi che in questo senso Dante è più moderno di noi moderni».

C’è un aspetto, secondo lei, che colpisce maggiormente i giovani nel leggere Dante?
«La tematica dell’amore in Dante è talmente appassionante che non può, credo, non coinvolgere anche i giovani di oggi sia all’università sia, come ho avuto modo di sperimentare, al liceo. Quello che mi preme sottolineare però è che l’amore in Dante non si riduce ad una passione irrazionale, quella passione che, a giudizio di tanta critica, ha condannato all’Inferno Paolo e Francesca. A mio avviso invece la condanna dei due amanti è avvenuta in forza di un libero assenso della loro volontà e non appena a causa di una passione tumultuosa e inarrestabile. Dante cerca di farci fare un percorso di comprensione attraverso la nostra ragione, non cerca banalmente di sedurci attraverso una immedesimazione sentimentale».

Dante è il poeta cristiano per eccellenza e lei lo insegna nella “laicissima” Francia. Questo non le ha creato qualche problema?

«In Francia scontiamo una pesante eredità anticristiana e parlare di certi temi a volte non è facile. Secondo altri aspetti però questa difficoltà è positiva perché obbliga ad essere più veri, a non dare nulla per scontato e ad andare verso l’essenziale: ai ragazzi non puoi fare un discorso sulla religione, lo rifiuterebbero, e a ragione mi verrebbe da dire. È fondamentale ancora una volta l’insegnamento di Dante: la luce cristiana che penetra la sua opera non è un cristianesimo ridotto a meri valori da salvaguardare, l’intera Divina Commedia imploderebbe su se stessa se fosse un discorso sui valori. Il mio connazionale Fabrice Hadjadj usava un’immagine efficace per descrivere i valori cristiani: sono come una bellissima rosa posta dentro un vaso in mezzo ad una stanza. All’inizio rallegrerà l’ambiente e spanderà un buon profumo, ma alla lunga marcirà diffondendo un cattivo odore. Ecco, i valori cristiani senza Cristo sono come quella rosa staccata dalle sue radici. È indispensabile, secondo me, che l’uomo di oggi recuperi una tensione ideale verso qualcosa che può irrompere nella nostra esperienza quotidiana con una potenza, direi, sovversiva. In questo senso Dante è un grandissimo educatore, nel senso etimologico del termine, uno che conduce, che fa un cammino insieme a te perché era uno che prendeva sul serio tutta la sua umanità, senza censurare nulla. E si capisce perché qualcuno possa appassionarsi a lui talmente tanto da dedicargli la vita».


Pubblicato su La Sicilia lunedì 19 Maggio 2014