Non appena si varca la soglia della
“Oliver Twist”, una scuola di formazione professionale situata
alla periferia di Como ma dalla quale si gode lo splendido panorama
del lago, poco prima del corridoio che conduce alle aule, si rimane
impressionati dalla figura di un grosso gorilla ritratto in una posa
bestiale e feroce. Un po' più avanti, però, appese in un cartiglio,
si leggono le celeberrime parole rivolte dall'Ulisse dantesco ai suoi
compagni: «Fatti non
foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza».
Ogni mattina i quasi 400 ragazzi che frequentano la scuola sono
chiamati a scegliere se vivere “come bruti” oppure se seguire
“virtute e canoscenza” con l'aiuto dei propri docenti e dei
tutor. «Avere tutti i
giorni quest'immagine davanti agli occhi – racconta Vasile, che
frequenta il terzo anno di falegnameria ed è di origine moldava –
mi ricorda che questa scuola mi aiuta a scegliere cosa voglio essere
ma mi ricorda anche che ci sono delle persone che sono lì per me,
per darmi una mano. E devo dire che funziona!».
La storia della“Oliver Twist” si inserisce in una storia più
grande che ha inizio circa trent'anni fa e racconta della conversione
alla fede cristiana di due fratelli, Erasmo e Innocente Figini. Da
questa conversione è fiorita l'esperienza di Cometa: cinque famiglie
vivono attualmente insieme in un'unica grande casa nella quale lo
spazio intimo e privato di ciascuna famiglia si coniuga perfettamente
con la scelta di condividere alcuni momenti importanti della
giornata, come ad esempio quello dei pasti. Cinque famiglie con 56
figli, se si considerano quelli naturali e quelli in affido, e poi 60
famiglie che nel tempo si sono coinvolte nell'esperienza
dell'accoglienza molte delle quali sono diventate a loro volta
affidatarie. Per molti di questi bambini, una volta cresciuti, si è
posto ad un certo punto il problema di insegnare loro un mestiere.
L'esperienza dell'accoglienza e dell'educazione dei figli, insieme
alla presa di coscienza nei confronti di quella tragica emergenza
educativa che è la dispersione scolastica si è tradotta
nell'apertura di un centro di formazione professionale il cui metodo
educativo è lo stesso che ha animato l'origine di Cometa: la realtà
che mi sta di fronte mi pro-voca, cioè mi chiama a farmi avanti.
Così nel 2009 apre i battenti la “Oliver Twist”, una sorta di
“liceo artigianale”, una scuola dove al centro ci sono i ragazzi
con i loro desideri e i loro progetti. Non aule ma botteghe, cioè
dei luoghi in cui lo studio teorico si fonde con la pratica, dove si
impara dall'esperienza e dove gli insegnanti sono dei maestri. «Il
risultato che si vuole raggiungere – spiega Alessandro Mele,
direttore della scuola – è quello di una conoscenza non deduttiva,
di impostazione idealistica, ma induttiva. Normalmente nei centri di
formazione professionale prevale il primo tipo di impostazione: ti
spiego una cosa, tu me la applichi. Noi vorremmo invece che la
conoscenza nascesse dal rapporto con la realtà, che ci fosse una
unità della conoscenza. È un tentativo culturale il nostro quello
di provare a superare l'idealismo, che ha lasciato una impronta molto
forte nella scuola italiana, senza però scivolare nel pragmatismo di
matrice anglosassone ma, secondo il principio del realismo, vogliamo
dare forma ad una scuola che educhi la ragione a partire dal rapporto
con la realtà». Sulla
brochure illustrativa della scuola fa un certo effetto leggere che i
corsi si svolgono da settembre a giugno secondo il calendario
scolastico. La formazione professionale in Italia, in particolare
nella nostra Isola, è un po' la Cenerentola del mondo
dell'istruzione: considerata una scuola di serie B soffre
maledettamente i bizantinismi della burocrazia, soprattutto per quel
che riguarda il reperimento dei fondi necessari all'attivazione dei
corsi e al loro regolare svolgimento. Il risultato è la dilatazione
dei tempi tra l'approvazione dei progetti e la concreta partenza dei
percorsi formativi. In questo limbo temporale però a farne
maggiormente le spese sono i ragazzi stessi che si trovano a vivere
lunghi, e pericolosi, periodi di inattività. La domanda allora viene
spontanea: è vero quello che c'è scritto nella brochure? «La
Lombardia – continua il direttore Mele – ha creato un sistema
molto interessante che si è evoluto nel tempo passando dal sistema
delle convenzioni a quello dei progetti per approdare infine al
sistema della dote. Quest'ultimo sistema premia le scuole di maggiore
qualità perché ogni famiglia ha la possibilità di spendere questa
dote, messa a disposizione dalla Regione, nell'Ente di formazione
accreditato che preferisce».
Un sistema che sembra essere vincente vista la percentuale
elevatissima di ragazzi che trovano un'occupazione alla fine del
percorso formativo: «Il
70% dei nostri ragazzi – afferma ancora Mele – trova lavoro nei
primi sei mesi. La ragione di questo successo dipende credo da due
fattori: da una parte c'è la qualità della formazione, perché i
ragazzi acquisiscono competenze che li rendono più facilmente
occupabili, dall'altra parte c'è una grande collaborazione con le
circa 500 imprese che lavorano insieme alla scuola attraverso la
coprogettazione e gli stage che durano dalle 8 alle 12 settimane e
che vedono i ragazzi protagonisti in azienda dalla mattina al
pomeriggio». C'è anche
un po' di Sicilia alla “Oliver Twist”: Marianna Nicotra,
catanese, insieme ai suoi allievi si occupa della promozione degli
eventi e Giuseppe Sinatra, siracusano, insegna matematica al corso di
falegnameria. «Non è
soltanto una formazione tecnica quella che noi diamo – raccontano –
ma è il frutto di una educazione che abbiamo ricevuto a partire
proprio dall'esperienza delle famiglie di Cometa. Ogni allievo è
guardato come un figlio; la mattina esce di casa per andare in
un'altra casa e questo inevitabilmente porta a modificare la
didattica perché l'allievo non è più oggetto di una ripetizione
passiva ma una persona da accompagnare, attraverso anche
l'insegnamento di tecniche e competenze specifiche, verso il
compimento della propria umanità».
Pubblicato su La Sicilia lunedì 30 Marzo 2015