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lunedì 30 marzo 2015

Scuola-bottega da settembre a giugno. "Il 70% trova lavoro nei primi sei mesi"

Non appena si varca la soglia della “Oliver Twist”, una scuola di formazione professionale situata alla periferia di Como ma dalla quale si gode lo splendido panorama del lago, poco prima del corridoio che conduce alle aule, si rimane impressionati dalla figura di un grosso gorilla ritratto in una posa bestiale e feroce. Un po' più avanti, però, appese in un cartiglio, si leggono le celeberrime parole rivolte dall'Ulisse dantesco ai suoi compagni: «Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza». Ogni mattina i quasi 400 ragazzi che frequentano la scuola sono chiamati a scegliere se vivere “come bruti” oppure se seguire “virtute e canoscenza” con l'aiuto dei propri docenti e dei tutor. «Avere tutti i giorni quest'immagine davanti agli occhi – racconta Vasile, che frequenta il terzo anno di falegnameria ed è di origine moldava – mi ricorda che questa scuola mi aiuta a scegliere cosa voglio essere ma mi ricorda anche che ci sono delle persone che sono lì per me, per darmi una mano. E devo dire che funziona!». La storia della“Oliver Twist” si inserisce in una storia più grande che ha inizio circa trent'anni fa e racconta della conversione alla fede cristiana di due fratelli, Erasmo e Innocente Figini. Da questa conversione è fiorita l'esperienza di Cometa: cinque famiglie vivono attualmente insieme in un'unica grande casa nella quale lo spazio intimo e privato di ciascuna famiglia si coniuga perfettamente con la scelta di condividere alcuni momenti importanti della giornata, come ad esempio quello dei pasti. Cinque famiglie con 56 figli, se si considerano quelli naturali e quelli in affido, e poi 60 famiglie che nel tempo si sono coinvolte nell'esperienza dell'accoglienza molte delle quali sono diventate a loro volta affidatarie. Per molti di questi bambini, una volta cresciuti, si è posto ad un certo punto il problema di insegnare loro un mestiere. L'esperienza dell'accoglienza e dell'educazione dei figli, insieme alla presa di coscienza nei confronti di quella tragica emergenza educativa che è la dispersione scolastica si è tradotta nell'apertura di un centro di formazione professionale il cui metodo educativo è lo stesso che ha animato l'origine di Cometa: la realtà che mi sta di fronte mi pro-voca, cioè mi chiama a farmi avanti. Così nel 2009 apre i battenti la “Oliver Twist”, una sorta di “liceo artigianale”, una scuola dove al centro ci sono i ragazzi con i loro desideri e i loro progetti. Non aule ma botteghe, cioè dei luoghi in cui lo studio teorico si fonde con la pratica, dove si impara dall'esperienza e dove gli insegnanti sono dei maestri. «Il risultato che si vuole raggiungere – spiega Alessandro Mele, direttore della scuola – è quello di una conoscenza non deduttiva, di impostazione idealistica, ma induttiva. Normalmente nei centri di formazione professionale prevale il primo tipo di impostazione: ti spiego una cosa, tu me la applichi. Noi vorremmo invece che la conoscenza nascesse dal rapporto con la realtà, che ci fosse una unità della conoscenza. È un tentativo culturale il nostro quello di provare a superare l'idealismo, che ha lasciato una impronta molto forte nella scuola italiana, senza però scivolare nel pragmatismo di matrice anglosassone ma, secondo il principio del realismo, vogliamo dare forma ad una scuola che educhi la ragione a partire dal rapporto con la realtà». Sulla brochure illustrativa della scuola fa un certo effetto leggere che i corsi si svolgono da settembre a giugno secondo il calendario scolastico. La formazione professionale in Italia, in particolare nella nostra Isola, è un po' la Cenerentola del mondo dell'istruzione: considerata una scuola di serie B soffre maledettamente i bizantinismi della burocrazia, soprattutto per quel che riguarda il reperimento dei fondi necessari all'attivazione dei corsi e al loro regolare svolgimento. Il risultato è la dilatazione dei tempi tra l'approvazione dei progetti e la concreta partenza dei percorsi formativi. In questo limbo temporale però a farne maggiormente le spese sono i ragazzi stessi che si trovano a vivere lunghi, e pericolosi, periodi di inattività. La domanda allora viene spontanea: è vero quello che c'è scritto nella brochure? «La Lombardia – continua il direttore Mele – ha creato un sistema molto interessante che si è evoluto nel tempo passando dal sistema delle convenzioni a quello dei progetti per approdare infine al sistema della dote. Quest'ultimo sistema premia le scuole di maggiore qualità perché ogni famiglia ha la possibilità di spendere questa dote, messa a disposizione dalla Regione, nell'Ente di formazione accreditato che preferisce». Un sistema che sembra essere vincente vista la percentuale elevatissima di ragazzi che trovano un'occupazione alla fine del percorso formativo: «Il 70% dei nostri ragazzi – afferma ancora Mele – trova lavoro nei primi sei mesi. La ragione di questo successo dipende credo da due fattori: da una parte c'è la qualità della formazione, perché i ragazzi acquisiscono competenze che li rendono più facilmente occupabili, dall'altra parte c'è una grande collaborazione con le circa 500 imprese che lavorano insieme alla scuola attraverso la coprogettazione e gli stage che durano dalle 8 alle 12 settimane e che vedono i ragazzi protagonisti in azienda dalla mattina al pomeriggio». C'è anche un po' di Sicilia alla “Oliver Twist”: Marianna Nicotra, catanese, insieme ai suoi allievi si occupa della promozione degli eventi e Giuseppe Sinatra, siracusano, insegna matematica al corso di falegnameria. «Non è soltanto una formazione tecnica quella che noi diamo – raccontano – ma è il frutto di una educazione che abbiamo ricevuto a partire proprio dall'esperienza delle famiglie di Cometa. Ogni allievo è guardato come un figlio; la mattina esce di casa per andare in un'altra casa e questo inevitabilmente porta a modificare la didattica perché l'allievo non è più oggetto di una ripetizione passiva ma una persona da accompagnare, attraverso anche l'insegnamento di tecniche e competenze specifiche, verso il compimento della propria umanità».

Pubblicato su La Sicilia lunedì 30 Marzo 2015