«Se non si torna ad un’idea di
popolo che ha una concezione positiva di sé, difficilmente qualcosa potrà
cambiare». Sono nette e senza appello le parole che Bernard Scholz, presidente
della Compagnia delle Opere dal 2008, ha rivolto pochi giorni fa ad un gruppo
di imprenditori siciliani. Questo annus horribilis sembra non finire più: solo
nel primo semestre del 2012 ci sono stati oltre trenta suicidi di imprenditori
che, a causa della crisi, non riuscivano più a mandare avanti le loro aziende.
«La situazione è drammatica, sarebbe sciocco negarlo – ha affermato Scholz –,
ma tutto questo può essere vissuto come qualcosa da subire oppure lo si
affronta: l’errore più grave è però quello di pensare di cavarsela da soli». La
solidarietà professionale in effetti è un valore che troppo spesso viene messo
tra parentesi, così come si “dimentica” che il denaro è uno strumento, non il
fine dell’azione imprenditoriale. «Abbiamo scisso l’economia dalla persona – ha
insistito Scholz –, abbiamo scambiato il profitto per il bene primario ed è qui
che sono cominciati i disastri. Le condizioni economiche sono divenute l’ago
della bilancia su cui oscillano le imprese; se sono favorevoli, ci si attesta
sulla buona congiuntura economica e non si cresce, se vanno male, l’imprenditore
ha paura, non sa che passi fare e un imprenditore solo è molto più esposto al
rischio di prendere una decisione sbagliata che può compromettere il futuro
dell’azienda. È necessaria invece una “amicizia operativa”, una rinnovata
capacità di condividere la vita a partire dalla quale ogni persona, quindi
anche chi gestisce un’impresa, può crescere nelle sfide che si trova a vivere.
Questo non significa abdicare alle proprie responsabilità anzi, al contrario,
ciascuno è chiamato ad esprimere se stesso al meglio e coscientemente in ogni
circostanza». Tutto molto bello se non fosse che gli imprenditori, specialmente
al Sud, lamentano non l’assenza del “sistema paese” Italia, ma la sua aperta
ostilità: il primo imputato è il carico fiscale iugulatorio con il quale le
aziende devono misurarsi uscendone spesso drammaticamente sconfitte. «Conosco
bene i problemi della pubblica amministrazione che si sommano purtroppo a
questa congiuntura particolarmente sfavorevole – ha proseguito Scholz –, ma è
proprio in questo momento, secondo me, che dobbiamo cambiare le nostre imprese,
puntare all’internazionalizzazione attraverso la realizzazione di un network
tra imprenditori. Su questo aspetto non ci sono manuali o ricette per creare
una rete di aziende; certo esistono delle linee guida, ma tutto è affidato alla
creatività ed alla passione dei singoli. Non bisogna avere paura delle
difficoltà, è molto più preoccupante infatti lo smarrimento delle ragioni per
cui vale la pena di fare una cosa. In questo momento ci sono chiesti dei
sacrifici; ma il sacrificio è diverso dalla sofferenza.
Pubblicato su La Sicilia lunedì 16 luglio 2012