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mercoledì 18 luglio 2012

Scholz: "Gli imprenditori riscoprano il valore della solidarietà professionale"


«Se non si torna ad un’idea di popolo che ha una concezione positiva di sé, difficilmente qualcosa potrà cambiare». Sono nette e senza appello le parole che Bernard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere dal 2008, ha rivolto pochi giorni fa ad un gruppo di imprenditori siciliani. Questo annus horribilis sembra non finire più: solo nel primo semestre del 2012 ci sono stati oltre trenta suicidi di imprenditori che, a causa della crisi, non riuscivano più a mandare avanti le loro aziende. «La situazione è drammatica, sarebbe sciocco negarlo – ha affermato Scholz –, ma tutto questo può essere vissuto come qualcosa da subire oppure lo si affronta: l’errore più grave è però quello di pensare di cavarsela da soli». La solidarietà professionale in effetti è un valore che troppo spesso viene messo tra parentesi, così come si “dimentica” che il denaro è uno strumento, non il fine dell’azione imprenditoriale. «Abbiamo scisso l’economia dalla persona – ha insistito Scholz –, abbiamo scambiato il profitto per il bene primario ed è qui che sono cominciati i disastri. Le condizioni economiche sono divenute l’ago della bilancia su cui oscillano le imprese; se sono favorevoli, ci si attesta sulla buona congiuntura economica e non si cresce, se vanno male, l’imprenditore ha paura, non sa che passi fare e un imprenditore solo è molto più esposto al rischio di prendere una decisione sbagliata che può compromettere il futuro dell’azienda. È necessaria invece una “amicizia operativa”, una rinnovata capacità di condividere la vita a partire dalla quale ogni persona, quindi anche chi gestisce un’impresa, può crescere nelle sfide che si trova a vivere. Questo non significa abdicare alle proprie responsabilità anzi, al contrario, ciascuno è chiamato ad esprimere se stesso al meglio e coscientemente in ogni circostanza». Tutto molto bello se non fosse che gli imprenditori, specialmente al Sud, lamentano non l’assenza del “sistema paese” Italia, ma la sua aperta ostilità: il primo imputato è il carico fiscale iugulatorio con il quale le aziende devono misurarsi uscendone spesso drammaticamente sconfitte. «Conosco bene i problemi della pubblica amministrazione che si sommano purtroppo a questa congiuntura particolarmente sfavorevole – ha proseguito Scholz –, ma è proprio in questo momento, secondo me, che dobbiamo cambiare le nostre imprese, puntare all’internazionalizzazione attraverso la realizzazione di un network tra imprenditori. Su questo aspetto non ci sono manuali o ricette per creare una rete di aziende; certo esistono delle linee guida, ma tutto è affidato alla creatività ed alla passione dei singoli. Non bisogna avere paura delle difficoltà, è molto più preoccupante infatti lo smarrimento delle ragioni per cui vale la pena di fare una cosa. In questo momento ci sono chiesti dei sacrifici; ma il sacrificio è diverso dalla sofferenza.



Pubblicato su La Sicilia lunedì 16 luglio 2012