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giovedì 6 giugno 2013

Poggio: "Quei ragazzi considerati spesso vuoto a perdere e l'assenza di adulti"

«Tu sei la cosa più importante dell’universo». La ricetta per sconfiggere lo scoraggiamento e la disillusione che, stando all’ultimo rapporto Ocse, affligge circa l’11% (14% a Catania) dei giovani disoccupati, secondo Cristiana Poggio, vice presidente della Fondazione Piazza dei Mestieri, passa attraverso queste poche, semplici parole. La “Piazza dei Mestieri”, nata a Torino nel 2003 e da qualche anno operante a Catania,  si propone come mission  di favorire la crescita dei giovani in tutte le dimensioni della vita e di avviarli verso il mondo del lavoro recuperando mestieri tradizionali.
Quali sono secondo lei gli elementi di criticità per i quali un giovane trova difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro?
«C’è una mancanza di coesione tra le diverse politiche rivolte ai giovani, manca una politica forte che miri all’accoglienza dei giovani, i giovani si sentono trascurati, quasi un vuoto a perdere, mancano strumenti flessibili, ma soprattutto mancano gli adulti».
Si spieghi meglio.
«Occorrono degli adulti (imprenditori, docenti) che accolgano i giovani e facciano capire loro che sono importanti. La dico in maniera semplice ma il cuore del problema è proprio questo. E’ necessario un sistema di accoglienza del giovane finalizzato all’orientamento, all’individuazione cioè sia delle attitudini peculiari di ognuno sia delle necessità dell’azienda. I percorsi formativi poi devono essere personalizzati e flessibili, perché non tutti i ragazzi imparano nello stesso modo».
Qual è la strategia vincente secondo la sua esperienza?
«Bisogna riconsiderare l’idea che i giovani debbano poter svolgere attività manuali, mentre troppo spesso la scuola, la formazione accademica, vengono considerate le uniche possibilità attraverso cui passa la riuscita professionale. Inoltre  ci sono tanti imprenditori che sarebbero disposti a scommettere sui giovani. Purtroppo però capita spesso che questi imprenditori siano rimasti “scottati” da pregresse esperienze negative e non sono più disposti ad assumere questo rischio».
Lei sostiene che sollecitare la responsabilità dei ragazzi è fondamentale. In che senso?
«I giovani devono essere consapevoli, devono poter giocare la loro responsabilità. Se noi adulti continuiamo a dire ai giovani non c’è speranza cos’altro potrebbero fare? Ai miei ragazzi invece io dico sempre: “Tu sei la cosa più importante del mondo”!»
E funziona?
«Assolutamente sì! Negli anni mi sono accorta che se ad un ragazzo viene affidato un compito, gli si mostra come fare e lo si valorizza il risultato è garantito. Così accade a Torino e così l’ho visto accadere a Catania».


Pubblicato su La Sicilia sabato 1 Giugno 2013