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sabato 23 marzo 2013

Cristo, mistero del male e poesia

Sette figure a grandezza naturale, sette statue di terracotta; sei di queste disposte attorno all’unica figura posta al centro, distesa. Chi si trovasse a visitare la chiesa di Santa Maria della Vita a Bologna, non molto lontano da piazza Maggiore, si imbatterebbe in questa scena in cui è rappresentato uno dei capolavori della scultura italiana quattrocentesca, un’opera che ha suscitato addirittura l’ammirazione di poeti come Gabriele d’Annunzio: il “Compianto sul Cristo morto” di Niccolò dell’Arca. Tre statue raffigurano le Marie che quasi si avventano sul corpo esanime di Cristo steso a terra, con i loro volti che sembrano gridare il dolore e lo stupore per la morte di Dio. Al centro, muto e quasi rassegnato, si trova Giovanni e ad un’estremità del semicerchio sta Nicodemo, che pare distogliere lo sguardo da quel corpo morto. Davide Rondoni è poeta e scrittore, ha fondato e dirige il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna ma soprattutto è bolognese, se non di nascita quanto meno d’adozione. Ispirandosi al gruppo statuario di Santa Maria della Vita ha scritto un testo, una sorta di meditazione poetica, creato appositamente per essere letto pubblicamente. Per questo motivo sabato 23 marzo Rondoni sarà a Catania e, nella splendida cornice di S. Francesco all’Immacolata, reciterà i suoi versi.
Com’è nata l’idea di scrivere sul “Compianto”?
«La vista del “Compianto” suscita un contraccolpo ed una commozione intensi in chiunque, fedele o semplice curioso, vi si accosti con il cuore aperto. Il mistero del dolore trova lì, nella tragedia di Cristo morto, il suo apice ed il suo fiore, nonché la sua resurrezione. Proprio da questo sguardo è nato “Compianto, vita”».
Che cos’è che ha inteso comunicare attraverso questi versi?
«Ho scritto questo testo non appena per comunicare qualcosa, altrimenti avrei potuto benissimo fare un articolo, invece ho voluto mettere a fuoco, penetrare con tutto il magone, la violenza e la mancanza di pudore possibili, l’oggetto verso il quale mi sono rivolto. Si scrive per conoscere, e si comunica, anche senza volerlo, questa tensione».
Poesia e scultura: che significa per un poeta accostarsi ad un’altra forma d’arte?
«Significa, come sempre, ascoltare un suggerimento che arriva da altro da sé. Che sia un albero, un volto o un'opera d'arte, non cambia».
In un contesto storico come quello che stiamo vivendo, per tanti versi oscuro e confuso, cosa può dire all’uomo di oggi la Passione di Cristo? E in cosa l’uomo può riporre la propria speranza?
«Come sempre nelle epoche in cui la cultura e il pensiero dominante spacciano l'idea di un uomo astratto, che è “a posto” perché sa assumere il controllo della creazione e di sé, l'ideale finto dell'equilibrio, della onnipotenza economica o politica, ecco che il dolore e il male restano lo scandalo che si tende ad occultare, il mistero che si tende a esorcizzare o ad evitare. Non è un caso che tutti i grandi scrittori della cosiddetta modernità si concentrino sul mistero del male presente, da Leopardi a Baudelaire, da Conrad a Dostoevskij, fino alla O'Connor, Carver, Roth e Ungaretti... Insomma, mettono il viso nello scandalo. Quello che Gesù ha assunto e vinto nell'unico modo in cui persino un Dio può vincerlo. Attraversandolo».


 Pubblicato su La Sicilia giovedì 22 Marzo 2013