“Non omne quod licet honestum est”. Riflettere sul rapporto che intercorre tra la vita umana e il diritto non può prescindere, secondo il pensiero di Giovanni Di Rosa, ordinario di Diritto privato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Catania, da ciò che afferma il noto brocardo latino, secondo cui una legge «non rende un comportamento diverso da quello che oggettivamente esso è», rendendo giusto ciò che, con tutta evidenza, giusto non è. Partendo da questa iniziale considerazione, ha visto la luce un agile volume dal titolo singolare: “Biodiritto. Itinerari di ricerca” (Giappichelli Editore), che è il frutto, spiega l’autore, (anche) dell’esperienza maturata durante le lezioni di Biodiritto tenute all’Università e prende le mosse dal valore della persona e dalla centralità della vita umana sviluppandosi via via con l’esame delle discipline legislative più attuali in materia di trapianti d’organo, cure palliative e terapie del dolore, senza passare però sotto silenzio i temi più scottanti che tanto hanno infiammato l’opinione pubblica, dall’ammissibilità della diagnosi preimpianto in merito alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita, al caso Eluana Englaro, che ha contribuito ad alimentare il dibattito sulla questione se esiste un diritto a morire, se la persona ha il potere di disporre del proprio corpo in base ad un assoluto principio di autodeterminazione e se ha il diritto di dichiarare anticipatamente il tipo di trattamento sanitario che dovrebbe eventualmente ricevere. L’itinerario appassionante lungo il quale il lettore viene guidato, ripercorre idealmente le tappe fondamentali dell’esistenza umana, muovendo dalle vicende che riguardano l’alba dell’io (manipolato o negato), verso quelle che guardano allo svolgimento della vita (contestualmente all’indagine sugli atti dispositivi del proprio corpo), per giungere infine alle problematiche sollevate dalla “vita dolente” (dichiarazioni di trattamento anticipato, testamento biologico, eutanasia, cure palliative e terapie del dolore). Non è un testo per i soli “addetti ai lavori”, ma un’opportunità di riflessione per tutti a partire dall’attuale situazione normativa fondata su due importantissimi documenti, seppur di provenienza affatto diversa; la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e l’enciclica Humanae vitae di Paolo VI. Esso si rivolge a tutti coloro che desiderano andare al cuore di alcune questioni, consapevoli che esistono principi non negoziabili e limiti invalicabili all’autodeterminazione dell’uomo. La questione allora non è riproporre la dicotomia, stucchevole e sterile, tra bioetica laica e bioetica cattolica, ma confrontarsi serenamente e seriamente sui temi che riguardano quella che è la nostra più importante e irripetibile esperienza: la vita.
Pubblicato su La Sicilia mercoledì 4 maggio 2011