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domenica 28 agosto 2011

A Rimini 35 giovani del Cairo. "Qui come piazza Tahir".

Dall'esperienza del Meeting Cairo lo scorso 28-29 ottobre, trentacinque ragazzi egiziani, cristiani e musulmani, sono giunti a Rimini per vedere da vicino cos’è il Meeting. Racconta Mohamed, per la prima volta nella città romagnola: «Ero curioso di vedere cosa fosse il Meeting di Rimini e desideroso di rivivere quello che, seppur in piccolo, mi ha colpito di più quando ho partecipato al Meeting del Cairo: la gioia che le persone provavano nello stare insieme». Gli fa eco Assal, anche lui per la prima volta a Rimini: «Quello che mi ha incuriosito di più è vedere due culture, quella egiziana e la vostra, entrare in rapporto tra di loro. Sono contento di essere qui ed è stupefacente lo sguardo che gli altri hanno su di me: l’amicizia instaurata con gli italiani mi ha fatto scoprire un modo nuovo di guardare alle persone. Io studio per diventare pilota di linea e non pensavo che, per esserlo, avrei dovuto fare le pulizie (tutti i ragazzi egiziani volontari al Meeting si occupano delle pulizie ndr), ma sono contento così, dice sorridendo». «Quello che mi ha sorpreso di più -riprende Mohamed- è stata l’armonia che c’è tra le persone che lavorano al Meeting, che è davvero immenso – e così dicendo traccia un ampio gesto con la mano-, e probabilmente questo è il segreto del suo successo. E – aggiunge- il più grande vantaggio, per me, è che io sono parte di questa armonia nella quale posso capire, comunicare, incontrare». Il presidente del Meeting del Cairo Tahani Al Gibali nel suo messaggio alla platea riminese ha ricordato di essere stata rimproverata quando aveva affermato di essere ottimista sul futuro dell’Egitto e su quello dei giovani egiziani. Mohamed e Assal sono totalmente d’accordo con lei: «Al Gibali ha ragione –afferma Mohamed-, gli egiziani, soprattutto i giovani, recentemente si sono aperti agli altri e hanno avuto la possibilità di sfruttare tanti canalie mezzi di comunicazione. Noi desideriamo un rapporto, una unione con le altre culture e le altre persone. Il successo del Meeting del Cairo, che ci ha portato qui a Rimini per approfondire questa amicizia, è la prova che non è una follia essere ottimisti in Egitto oggi». Il “new deal” egiziano ha bisogno della cooperazione di tutti, cristiani e musulmani, ha detto proprio a Rimini il vescovo copto-ortodosso Armiah e Mohamed e Assal concordano con questa affermazione: «Io ho iniziato a lavorare insieme ad un mio amico cristiano, -ricorda Mohamed-, e il venerdì andavo con lui in chiesa a pregare e poi andavo in moschea. Penso di essere stato fortunato perché mia madre, che è musulmana, prega per me, e la mamma del mio amico, che è cristiana, prega pure per me». «Gli egiziani sono come un corpo unico, –dice Assal- non c’è una contrapposizione tra cristiani e musulmani come spesso viene fatto credere e la rivoluzione di piazza Tahrir credo che abbia dimostrato proprio che quando in gioco c’era la libertà dell’Egitto, le differenze sono immediatamente scomparse: «La religione è di Dio e la Patria è di tutti», dice Assal citando un antico detto popolare». «Non vediamo l’ora di tornare a casa per raccontare a tutti ciò che di bello abbiamo visto in questi giorni – dicono alla fine quasi in coro i due ragazzi-, -se ci mancherà qualcosa?- Sì, il vostro caffè espresso: è straordinario!   


Pubblicato su La Sicilia venerdì 26 Agosto 2011

martedì 16 agosto 2011

Londra. L'educazione sotto scacco

Gaetano e Angela vivono da molti anni nel Regno Unito. Entrambi catanesi, dopo essersi sposati hanno vissuto alcuni anni negli Stati Uniti prima di trasferirsi a Eltham, un comune di "South London" nel distretto amministrativo di Greenwich. «In questa zona -racconta Gaetano - l'onda lunga della protesta è arrivata la notte di lunedì 8 agosto, spostandosi progressivamente dal nord di Londra dove tutto ha avuto inizio sabato sera. Ma a parte qualche rissa, documentata dalla Bbc, e qualche vetrina spaccata non è accaduto nulla di eclatante. La situazione è cambiata però il martedì mattina quando i residenti di Eltham hanno deciso di scendere in piazza per difendere i negozi, le strade ed il quartiere dalla guerriglia, dando vita di fatto a delle ronde cittadine. Il motivo per cui la protesta è nata ha lasciato quasi subito spazio ad una mera contrapposizione tra bianchi e neri, anche perché il quartiere è noto per alcuni episodi di intolleranza razziale (molti abitanti appartengono al partito di estrema destra "English Defense League") e per la presenza di numerosi "hooligans" tifosi della squadra di calcio del Millwall che milita nella Football League Championship (corrispondente alla nostra serie B)». Attraversando Londra per andare a lavoro Gaetano e Angela hanno visto tanti negozi distrutti, ma in mezzo a tanta desolazione sono stati testimoni della solidarietà di tante persone che si sono prodigate per contribuire a rimettere un po' a posto le cose, anche armati di scope e palette. «Abbiamo saputo - interviene Angela -che molti si sono impegnati, attraverso offerte in denaro, ad aiutare coloro che, a causa delle rivolte, avevano perso la loro casa o la loro attività. Per la prima volta da quando viviamo nel Regno Unito abbiamo sentito dire dai media e dalle persone con cui abbiamo parlato che forse si è commesso un errore nell'educazione dei giovani; si è insistito troppo sul politically correct ma si è arrivati alla fine ad una deresponsabilizzazione di questi ultimi, delegittimando in un certo senso il ruolo dei genitori e, di conseguenza, dell'autorità». «In quanto immigrati - aggiunge Gaetano - viviamo i fatti che accadono in questi giorni un po' dall'esterno, però abbiamo sempre visto il Regno Unito come una terra piena di opportunità e ci viene difficile capire i giovani inglesi che affermano il contrario e si rivoltano contro il governo e il sistema. E' vero che i problemi ci sono e vanno affrontati, però l'impressione è che la società britannica è frammentata, ferita e che parole come speranza, futuro, avvenire sembrano distanti anni luce per questa generazione. La questione allora non è l' insufficienza di opportunità, che qui sono tante, basta saperle cogliere, ma l'assenza di punti di riferimento, di valori assoluti che diano una direzione e aiutino il giovane a trovare la sua strada e diventare così adulto». Si è creata una società in cui i giovani sono perfettamente consci dei propri diritti, ma hanno dimenticato significato della parola responsabilità. «Qui in Inghilterra - sostengono i coniugi catanesi - trovare persone che vogliono dedicarsi al mestiere di educatore è rarissimo perché al minimo errore si rischiano denunce penali. Addirittura ci sono dei negozi che espongono dei cartelli in cui c'è scritto che l'ingresso è consentito a due studenti per volta: la gente è terrorizzata dai teen-ager! I ragazzi dovrebbero protestare sì, ma contro una società che li ha abbandonati a se stessi e non ha avuto il coraggio di dire dei 'no' in nome di una presunta idea di tolleranza. Quello che sta succedendo in Inghilterra è una vera e propria emergenza educativa». E qui Gaetano interrompe il suo racconto e cita efficacemente a mo' di chiosa un detto catanese in un dialetto reso ormai incerto dai lunghi anni di assenza dalla Sicilia: «L'arbulu s'addrizza quannu è nicu»: l'albero storto si raddrizza quando è giovane.


Pubblicato su La Sicilia lunedì 15 Agosto 2011

lunedì 15 agosto 2011

Mistica, pienezza di vita

La parola “mistica”, nel nostro immaginario collettivo, viene subito ricollegata alle figure dei grandi santi, da S. Francesco, a S. Giovanni della Croce, fino a Madre Teresa di Calcutta per citare qualche esempio, immaginati magari in atteggiamento orante nella solitudine delle loro celle. Un privilegio riservato a pochi prescelti dunque, dal quale resta esclusa la stragrande maggioranza dei “comuni mortali”. Che la mistica sia invece una delle caratteristiche umane per eccellenza, anzi, che l’uomo sia essenzialmente un mistico, sembra incredibile e, per certi versi, paradossale. Non di questo parere era Raimon Panikkar, sacerdote cattolico di cultura indiana e catalana, autore di decine di libri e centinaia di articoli, scomparso lo scorso anno, secondo il quale la mistica non è un particolare fenomeno, più o meno straordinario; qualcosa di estraneo alla conoscenza “normale” dell’uomo, ma una caratteristica intrinseca al suo stesso essere, una dimensione antropologica dell’essere umano in quanto tale. “Ogni uomo è mistico anche se solo potenzialmente –soleva dire padre Panikkar- e dunque la mistica autentica non disumanizza ma, al contrario, ci mostra che la nostra umanità è qualcosa di più (e non di meno) della razionalità pura”. Queste riflessioni sono confluite in un volume, il primo di una lunga serie, che raccoglie l’opera omnia del sacerdote spagnolo, edito da Jaca Book dal titolo “Mistica pienezza di vita”. Come in un trittico ideale, l’Autore desidera guidare il lettore verso il significato più autentico della mistica che in una prima parte viene descritta non come una riflessione sull’Essere, ma come un atteggiamento spontaneo che sgorga dalla pienezza della persona. La seconda parte tratta della contemplazione, definita come una “meditazione senza oggetto”, la cui sorgente zampilla dal “silenzio della parola” come suggestivamente la descrive Panikkar racchiudendola in quest’ossimoro. Egli infine, a conclusione di questa seconda parte, traccia un profilo di tre grandi santi in cui mostra, attraverso un efficace paragone cromatico, come la santità non sia un concetto monolitico, ma poliedrico. La terza parte è forse la più sistematica e “filosofica” in quanto l’Autore, trattando dell’esperienza mistica, vuole confutare l’idea, radicata nell’accettazione acritica, della seconda regola della morale provvisoria cartesiana, secondo cui, confondendo l’evidenza razionale con la comprensione, si riduce la mistica ad una serie di fenomeni esoterici più o meno straordinari riservati ad una ristrettissima élite di persone. Invece tutti siamo potenzialmente aperti alla mistica perché tutta “l’esperienza –sottolinea ancora Panikkar- mira all’Essere”, quell’Essere che la tradizione cristiana, unica tra tutte, chiama col nome di Padre.



Pubblicato su La Sicilia giovedì 11 Agosto 2011