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mercoledì 20 luglio 2011

L'intenzionalità rovesciata. Dalle forme della cultura all'originario

La nostra è un’epoca, lo si sente dire da più parti e spesso non a torto, di poche ed inquiete certezze nella quale il problema del metodo, cioè di una strada da percorrere, una strada esistenzialmente riconosciuta come valida, è di fondamentale importanza. Di questo modo di sentire si fa portavoce anche Armando Rigobello che, nella sua ultima fatica intellettuale, quasi a coronamento di un lungo e fecondo itinerario speculativo, indaga le “due vie” che si dipartono dalla filosofia la quale è giunta alle soglie del terzo millennio dopo essersi lasciata alle spalle l’impostazione fenomenologica, da cui, egli dice, non si può prescindere ma neppure ci si deve soffermare in essa. Vi è una “via breve”, ed è quella percorsa da Heidegger che, dopo aver abbandonato la metafisica, risoltasi oramai in scienza-tecnica in favore del pensiero poetante, attende la rivelazione di un Dio che venga a salvare l’uomo. Vi è invece una “via lunga”, tracciata da Ricoeur, nella quale l’interpretazione della vita vissuta, in tutta la pluralità delle sue forme, genera un conflitto che la fragile condizione umana non riesce a sanare. La soluzione non può trovarsi dunque facendo appello alle sole capacità dell’uomo ma deve di necessità aprirsi alla prospettiva religiosa, intesa però non come esito di una ricerca, ma come risposta ad una chiamata. Il fascino esistenziale della prospettiva heideggeriana è innegabile, prosegue Rigobello, ma è nel senso della “via lunga” che egli intende procedere, convinto che essa sia quella più idonea per comprendere sia il nostro tempo sia la stessa condizione umana. Il metodo adottato per procedere lungo questa via è singolare: occorre, dice il filosofo veneto, una “intenzionalità rovesciata” che della realtà, del mondo della cultura e della spiritualità, colga la ragione profonda. Sant’Agostino scriveva che «initium […] ut esset homo creatus est»; affinchè il mondo si possa dire realmente esistente (ci sia un vero inizio) occorre lo sguardo di un soggetto umano, che ponga una domanda attraverso la quale si cerca di comprendere il senso del reale. Ma la domanda radicale sul senso della realtà si intreccia inesorabilmente con la domanda di senso assolutamente personale di colui che interroga. E ogni domanda, incalza Rigobello, se pensata fino in fondo, rinvia alla domanda radicale sul senso ultimo della realtà e di ciascuno di noi che della realtà siamo parte. L’“intenzionalità rovesciata”, dalle forme simboliche del reale, per usare una celebre espressione di Ernst Cassirer, vuole condurre proprio verso quel senso finale, originario, in cui il percorso non si configura tanto come un esodo, ma come un compimento verso cui l’uomo, inteso come homo viator, tende.



Pubblicato su La Sicilia mercoledì 20 Luglio 2011

sabato 16 luglio 2011

Biografia, politica e Kulturgeschichte in Rudolph Haym

«Non è necessario, o neanche soltanto possibile, in ogni tempo elevare a dogma la storia che si fa e trasporla in un sistema metafisico: è assolutamente necessario rendere gli eventi storia, la storia storia compresa e narrata». Non si potrebbero comprendere la vita e l’opera di Rudolph Haym al di fuori di questa affermazione tratta dal suo “Hegel und seine Zeit”, la monumentale biografia che lo studioso tedesco scrisse su Hegel. La sua figura rimanda ad una personalità multiforme (πολύτροπος l’avrebbe definito Omero) interessata tanto all’attività teorica e speculativa quanto all’attività pratica e politica in particolare. Un recente volume, curato da Giancarlo Magnano San Lio, ci restituisce proprio un’immagine a tutto tondo della personalità di Haym, un intellettuale la cui opera presenta una indubbia abbondanza di spunti e suggestioni, purtroppo oggetto, in seguito, solo di scarsi studi critici che, di conseguenza, sono stati causa di un immeritato oblio sia dell’opera sia della persona. Il titolo del saggio,“Biografia, politica e Kulturgeschichte in Rudolf Haym”, enuclea già i nodi principali che costituirono il leit-motiv dell’impegno dell’intellettuale tedesco. La biografia è considerata come il genere letterario che consente di riassumere storia della filosofia e storia della cultura attraverso le vicende di alcuni personaggi di straordinario rilievo che costituiscono la cartina di tornasole di un intero ambiente, se non addirittura di un’epoca. Da qui le tre monumentali biografie su Humboldt, Hegel ed Herder, che, oltre allo straordinario rilievo storiografico, assumono anche un significato pedagogico in quanto, nella prospettiva haymiana, la grande personalità può assurgere a modello utile a ripercorrere la storia spirituale della Germania nell’ottica soprattutto dell'unificazione della nazione tedesca che di lì a poco si sarebbe realizzata. E’ attraverso la biografia dunque che i singoli eventi si fanno storia e la storia diviene “storia compresa e narrata” e, d’altra parte, l’impegno politico che costituisce l’altra cifra capitale della riflessione haymiana, non venne solamente teorizzato attraverso gli exempla dei tedeschi illustri, ma vissuto in prima persona negli anni difficili che condussero poi di fatto la Germania verso l’unificazione nel 1871: Haym assunse incarichi parlamentari, ruoli accademici ed istituzionali, correndo a volte il rischio di pagare a livello personale alcune sue prese di  posizione che egli difese tuttavia sempre con tenacia e con una immancabile vis polemica. Dalla ricognizione fatta da Magnano San Lio emerge dunque un contesto assai complesso nel quale si inserisce una personalità poliedrica, ma capace tuttavia di comporre in un quadro unitario aspetti e prospettive assai diversi fra loro.




Pubblicato su La Sicilia il 16 Luglio 2011