Lampedusa
non è più il nome di un’isola, è il nome di un immenso cimitero. “Non sappiamo più
dove mettere i morti” dice oggi qualcuno mentre, insieme a tanti altri, mette
in fila i sacchi che custodiscono le spoglie mortali di uomini, donne e bambini
di cui non sapremo mai il nome. Eritrea? Sì, quasi certamente. Somalia? Forse.
Siria? Egitto? Sì, sì. Vengono da ogni luogo in cui c’è guerra, fame, violenze.
Il copione è sempre lo stesso: disperazione, sacrificio, speranza e poi…
Lampedusa, Catania, Scicli e chissà quanti altri ancora che prima di provare quell’emozione
unica di avvistare un lembo di terra, una propaggine di spiaggia, sono stati inghiottiti
nel fondo del Mediterraneo. Questa volta erano in 500 stipati all’inverosimile
su un peschereccio andato a fuoco per la frenesia di farsi notare, di dire
“Eccoci! Siamo qui anche noi, venite a salvarci!”. "Lutto nazionale domani" twitta
il Presidente del Consiglio, sì giusto; "faremo sentire la nostra voce
all’Europa" twitta il suo vice, benissimo; e poi tragedia, scandalo, cordoglio,
turbamento, commozione: il ventaglio lessicale è molto ampio. Vergogna ha detto
oggi il Papa; vergogna. Non scandalo, non cordoglio ma vergogna. Perché
vergogna? Cosa fa uno che si vergogna? Si nasconde, cerca di non farsi vedere,
di non farsi trovare. Perché sa che l’ha fatta grossa, ha combinato un casino.
Riecheggia la domanda di Dio nel giardino dell’Eden: “Adamo dove sei?” “Ho
avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto”. L’aveva ricordato il Papa,
giusto tre mesi fa, giusto a Lampedusa: «Adamo è un uomo disorientato che ha
perso il suo posto nella creazione perché crede di diventare potente, di poter
dominare tutto, di essere Dio. E l’armonia si rompe, l’uomo sbaglia e questo si
ripete anche nella relazione con l’altro che non è più il fratello da amare, ma
semplicemente l’altro che disturba la mia vita, il mio benessere». Oggi allora
è il tempo della vergogna, il tempo del nascondimento, del pianto e, ancora una
volta, il tempo di domandare perdono. Non c’è spazio oggi per i proclami
altisonanti e roboanti.